La famosa gost town inerpicata su una roccia che ha la forma di una mano (πέντα-δάκτυλος– cinque dita). Un agglomerato di case ormai quasi tutte abbandonate, fondato nel 640 a.C. dai greci Calcidesi, teatro di leggende e verità, ricco di storia e cultura, e meta turistica obbligatoria per chiunque visiti la nostra terra.
Un borgo che ha accolto greci, romani, bizantini e normanni, che mostra le tracce di tutte queste civiltà, che osserva dall’alto il Mediterraneo e che dialoga silenziosamente con l’antistante Etna.
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Aμυddαλία, Amiddalìa in greco di Calabria, cioè mandorleto.
Il vecchio castello normanno sorge su uno sperone roccioso affacciato sull’omonima fiumara, tra gole e dirupi dell’Aspromonte, con aperture straordinarie che traguardano il mare e l’Etna.
La fortificazione ormai è un rudere del quale ancora è chiaro e leggibile l’impianto architettonico e i muraglioni merlati. In epoca greco-romana la fiumara era ricca d’acqua tanto da essere considerata navigabile.
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“Piena di palazzi bellamente situati, posta su uno stretto margine di roccia […] Meravigliati da tanti panorami che si presentano da ogni lato; ogni roccia, Santuario o palazzo a Gerace sembravano essere sistemati e colorati apposta per gli artisti… “ [cit. Edward Lear da Diario di un viaggio a piedi – 1847]. Nascosto nell’entroterra reggino, Gerace si presenza come una terrazza sul mare. Un borgo silenzioso ed elegante, normanno e bizantino, con morbide cupole e alti muri che cingono i cortili dei palazzi lasciando affiorare solo le chiome degli alberi.
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